Un nuovo studio IBM traccia il profilo dei consumatori dell’era digitale
Un nuovo studio IBM, dal titolo “Beyond Advertising: chososing a strategic path to the Digital Consumer”, condotto su oltre 2800 consumatori in 6 diversi paesi nel mondo, evidenzia una grossa discrepanza tra chi si occupa di advertising, chi possiede i contenuti da veicolare e chi li distribuisce alle agenzie e ai media.
Lo studio, realizzato congiuntamente dall’IBM Istitute for Business Value e dall’IBM Global Business Services Media and Entertainment, mostra chiaramente come i consumatori dell’era digitale, che si possono definire ormai soggetti attivi e non più semplici ricettori di messaggi pubblicitari, sono cresciuti a ritmi sostenuti, molto più di quanto ipotizzato dalle previsioni di qualche anno fa.
Questo nuovo target di consumatori, per poter essere raggiunto efficacemente con i messaggi pubblicitari, ha bisogno di ricevere contenuti espressi in forme innovative, con mezzi adeguati e rispondenti alle loro necessità. Se il mercato non saprà adeguarsi alle nuove tendenze applicando nuovi modelli, saranno a rischio le stesse strategie di marketing e conseguente sviluppo delle aziende. Bisogna quindi diventare efficaci in tempi molto veloci, mettendo in campo nuove capacità e skill “digitali”: inovazione cross-platform, maggiore veduta di insieme, una più aperta e diffusa collaborazione e, ovviamente, processi digitali.
In particolare lo studio IBM evidenzia tre diversi trend emergenti:
1) la crescente influenza del consumatore digitale “attento”. Questo cambiamento richiede una profilazione più nitida del consumatore, che sceglie i messaggi pubblicitari di suo interesse e conseguentemente una maggiore personalizzazione del messaggio pubblicitario stesso.
È più che nota la crescita di interesse suscitata dai social network, la cui adozione è quasi raddoppiata tra il 2007 e il 2008 (passando dal 33% al 60%), così come dalla possibilità di accedere online a musica e video (addirittura quadruplicata, con un passaggio di utilizzo dal 7% del 2007 al 35% del 2008).
2) uno spostamento nella destinazione degli investimenti pubblicitari: nuovi media, nuovi strumenti, nuovi messaggi. Questo aspetto è fondamentale ed è quello che sta determinando la spinta che sta portando chi si occupa di pubblicità a prendere atto delle potenzialità di Internet e della Rete come nuovo spazio/mezzo di comunicazione. La tendenza, già iniziata qualche anno fa, è destinata a crescere e i dati lo confermano in pieno: il 63% dei CMO a livello globale si aspetta una crescita della comunicazione pubblicitaria online, mentre il 65% di loro è certo che le forme tradizionali di pubblicità sono destinate a decrescere.
3) passaggio alla comunicazione “brand-actional”. La migrazione dei consumatori sulle nuove piattaforme digitali confonde sempre di più i confini tra ciò che è pubblicità e quello che è marketing, consentendo agli advertisers di perseguire due obiettivi simultaneamente: mentre i mezzi di comunicazione tradizionali sono adatti a veicolare o un brand (tv, stampa, radio, cartellonistica) o un’informazione transazionale (direct marketing, volantini postali, ecc), i nuovi mezzi e piattaforme digitali consentono di fare entrambe le cose insieme e con performace e risultati completamente misurabili.
Lo studio integrale si può scaricare a questo indirizzo: www.ibm.com/services/gbs/beyondadvertising